Scordatevi i bei vecchi tempi di James Bond, Dr. No e company ricchi di gadget tecnologici nascosti in innocui oggetti di uso quotidiano, oggi la battaglia tra spie si combatte sui social network e l’ ultimo “teatro” di questa guerra senza quartiere è proprio il colosso dai 140 caratteri, Twitter. A renderlo noto è il Financial Times, noto quotidiano britannico, con un articolo dai risvolti preoccupanti a dir poco per tutti i fruitori dell’uccellino blu.
Stando a quanto emerso dalle indagini, degli hacker russi, un gruppo noto col nome di “APT29”, avrebbe sviluppato un codice malevolo in grado di infiltrarsi nei computer di utenti ignari, rubandone i dati per poi trasmetterli ad un cloud storage (una sorta di hard disk online), dal quale potevano recuperarli in totale sicurezza senza pericolo di venire beccati. La procedura può sembrare standard ma la vera novità è la capacità di questi hacker di aver nascosto il suddetto malware nel codice delle foto postate sul social network, rendendolo praticamente invisibile alla maggior parte dei sistemi di antivirus.
Una trappola ben congeniata che è riuscita a trafugare i dati di milioni di utenti fino a che la società specializzata nella protezione delle reti Fire Eye è riuscita a smascherare il virus, ribattezzandolo “Hammertoss”. Questo evento ha riaperto l’ormai eterno dibattito sulla scurezza informatica, soprattutto ora che internet è parte integrante anche dei nostri cellulari, spesso utilizzati per lavoro.
La verità è che online non si è mai davvero al sicuro, in particolar modo se non si è ben informati dei rischi che potrebbe comportare anche il click di un link sbagliato. Quello che serve dunque è una reale formazione dell’utente, capace di preparare i più alle insidie della rete, insegnandogli come evitarle o come rimediare ad errori involontari.